Il delirio di Capgras conosciuto anche come l’Illusione del sosia, è un particolare disturbo, ovvero una malattia psichiatrica rara, con ben specifiche caratteristiche, i sintomi sono abbastanza visibili.
Colui che ne soffre è pienamente convinto che le persone a lui care o che fanno parte del suo ambiente, quali familiari, amici, ma anche animali o luoghi, siano state letteralmente sostituite da dei sosia, che si fanno passare per loro e che siano degli impostori, quasi identici agli originali.
Anche se il soggetto è conscio che l’aspetto di questi intrusi sia lo stesso dei suoi parenti, non riesce a provare alcuna emozione, il vincolo emotivo che li legava viene del tutto dimenticato, e per questo li considera degli estranei, manifestando apertamente un senso di repulsione, fino a diventare in alcuni casi, anche violento o aggressivo.
Questa sindrome colpisce particolarmente le donne rispetto agli uomini, si può manifestare in maniera temporanea, in seguito ad un forte trauma come la perdita di una persona cara o in un periodo di grande stress o essere cronica.
Le vere cause che sono alla sua origine, sono ancora del tutto ignote, si presuppone che vi siano delle lesioni in alcune aree cerebrali, che interrompono la connessione tra l’area adibita al riconoscimento visivo e quella relativa alle emozioni, ne consegue una difficile valutazione a seconda del grado di psicopatia, per poter fare una giusta diagnosi.
Non è raro che questi pazienti soffrano anche di schizofrenia o di demenza, come l’Alzheimer, a volte i sintomi si manifestano in concomitanza di periodi stressanti, purtroppo per questa malattia non esistono cure definitive.
La sindrome di Capgras è un processo molto complicato e difficile da trattare, trattandosi di una disfunzione multipla basata sui processi cognitivi, di solito vengono prescritti degli antipsicotici ed antidepressivi, abbinandoli con un buon successo alle terapie cognitive comportamentali, per fare in modo che il paziente, sia in grado di portare a termine una ricostruzione cognitiva.
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